mercoledì 13 giugno 2012

... c'è ...


... trascorro un tempo infinito dentro questa tana.

Ogni tanto Lei mi viene a trovare, credo sia mossa dal bisogno, che è anche il mio, di sentirci ancora Una nell'Altra : Uniche.
La mia carne, come la Sua anima e il Suo cuore, è intrisa d'aderenze come postumi d'incisioni che l'hanno scoperta. Lei teme che abbiano raggiunto il peritoneo. Mi sfiora, mi carezza ed io non avverto nulla di ciò che era; non sento il Suo calore, non sento il desiderio né il fremito né la voluttà né le intenzioni né il pensiero. Quelle mani ! Quelle mani erano come i suoi occhi, svelavano i Suoi pensieri senza quegli sciocchi limiti sociali. Erano mille i motivi per cui non potevo afferrarli : magari era presa nel racconto di ciò che le era accaduto, magari una parola l'aveva messa in imbarazzo, magari per un "no" dovuto, pronunciato a mezze labbra ( perché i sogni sono belli da ascoltare e nessuno, tanto meno Lei, poteva liquidarli in una monosillaba così impunemente !), magari per per un Suo pensiero coraggioso che tanto era diverso da quello che le avevo raccontato, ma s'infilava nei miei panni e da dov'era mi raccontava un altro orizzonte.
 Ecco ! I suoi occhi diventavano inafferrabili, si muovevano nell'aria o si rifugiavano su angoli di suolo e le sue mani si nascondevano tra le insenature tra le braccia o s'intrecciavano con le dita o scomparivano tra il collo e i capelli  o tra le gambe : sfuggiva mentre i pensieri divenivano parole di cui non voleva sentire il peso, poi tornava e mi toccava lieve o intensa e mi puntava gli occhi dentro l'anima : allora sapevo che era in me, che non se n'era mai andata, che tornava a riempirmi di speranza e di fiducia, qualsiasi cosa fosse successa ...

2 commenti:

  1. per fortuna non penso solo io che "a prescindere" e "incondizionato" siano due parole stupende... e ora ho le prove! (neh!?)

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