lunedì 25 luglio 2011

... da qualche parte ...


... e mi trovo sempre più speso in un luogo dove esisto solo per me, sbalzata lassù, incurante della realtà, percepisco ogni cosa che è ormai abitudine : le strade, il tempo, i volti diversi cui sembro far caso, ma non è così, vedo, ma sono altrove. Sono sempre là, appollaiata e ferita, accucciata e silenziosa a guardare sbocconcellamenti di passato, bivi in cui qualcun altro ha mosso i propri passi senza me, bivi che ho sperato collimassero coi miei, bivi in cui sono s tata abbandonata, che vivono ancora della mia ombra perché là ho lasciato i miei fremiti, i miei ricordi, il mio sapore, porzioni intense della mia vita, della mia vitalità ... e non so più riprendermele. Come santuari costruiti nel tempo, accessibili solo col mio permesso a persone che hanno fede o ne hanno bisogno, dove mi rifugio perché il dolore a volte sembra aver più vita della vita stessa e non riesco a spiegarmi il perché io non abbia abbastanza forza per reagire, per voltare le spalle, per abbandonarmi anch'io o riprendermi tutto. Da lassù vedo i miei sogni spezzati e ripiombo pesante al suolo, prostrata, i palmi sugli zigomi e le dita a coprire gli occhi, la fronte poggiata per terra, piango, laggiù, da sola, perché so che posso, che nessuno può vedermi né patire insieme a me. E' un'illusione, lo so, purtroppo c'è qualcosa di quel posto che si trasferisce in questo anche attraverso il non-rumore, il non-suono, ma non posso resistere, ho bisogno di essere reale, almeno ogni tanto e ho imparato a lasciarmi invadere dallo sconforto solo, se riesco, in tempi in cui non ho vicino nessuno o nessuno può far caso a me, come tutte le mattine che Cristo mette in terra ... apro gli occhi appena in tempo per sentire che la mia anima mi ha aspettato, come tutti giorni da qualche mese in qua, la sento triste e controllata, le sue mani, le mie mani sull'elsa di uno stiletto appoggiato sotto lo sterno, premo, preme finché le stesse mani spingono sulla mia carne.
" Sarebbe meglio ... " ma lei non mi dà conto, si rifiuta come rifiuta la mia realtà.
Il giorno nasce nella mia mente e lei si ferisce agonizzando ad intervalli nella mia giornata, rabbuiandomi i pensieri, rendendomi intollerabile ogni ingerenza, ogni ombra di falsa cortesia, ogni patetico tentativo di mostrarsi migliori di quel che si è ... vorrei rimanesse laggiù, in quelle pozzanghere d'ombra, silenziosa e morta, senza contaminare nulla di questo vuoto che mi son fatta intorno ...
Mi sveglio mentre lei m'attende, s'è fagocitata tutti i miei sogni lasciandomi nuda e sola e muore lasciandomi in bocca quella nostalgia indefinita: io e lei, una sola identità vibrante d'amplessi come fossero veri, che s'addormenta soddisfatta e si risveglia col desiderio che pulsa dalla mente al ventre come il preludio della danza della vita ... ecco cos'eravamo, ecco cosa s'è spezzato, ecco tutto il peso del rifiuto, tutto il senso d'incapacità di trattenere ciò che volevo, tutto il senso di sconfitta che lascia il non poter essere soli a determinare la propria volontà. il peso della felicità lasciato nel corpo degli altri.
Non voglio che nient'altro occupi questo vuoto e guardo in basso dove poserò il passo, 'che nulla osi rimuovere ciò che è stato.
Non voglio credere che tutto rimanga così e m'accorgo di guardare le nuvole e di riempire il cielo di nuova speranza .... sorrido, magari qualcosa in me sa già che non può finire così, trovassi presto il modo per poterlo capire anch'io !!!!

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